Imprenditoria femminile

Conversazione a 4 voci


Tratto dal I Bilancio di Sostenibilità di Triumph Group International, pubblicato il 23/11/2021

Maria Criscuolo, Chairwoman di TGI, approfondisce il ruolo della donna nel mondo del lavoro, con 3 amiche illustri.

 

Non credo si possa immaginare un’azienda senza persone!
Un’azienda è fatta e gestita da persone che ne determinano il successo.

Triumph l’ho fondata 36 anni fa e da circa 20 anni ne condivido la guida con Francesca, la mia socia.

L’81% delle nostre persone sono donne. E sono particolarmente orgogliosa quando qualcuno sottolinea la peculiarità del Gruppo, di cui mi piace definirmi chairwoman, evidenziandone la percentuale femminile che la guida e la anima, ma poi mi soffermo sul fatto che Triumph Group International è fatta prima di tutto di professionisti, e che siano donne dovrebbe essere un valore “accessorio” che invece spesso finisce per fare più notizia delle competenze stesse.
TGI è chiaramente un esempio di imprenditoria femminile e credo che il suo valore non dipenda dalle quote rosa presenti, bensì dalla preparazione, dalle abilità che cerchiamo di assecondare e valorizzare e dal senso di responsabilità dei professionisti di cui ci circondiamo. Il successo non è una scelta ma un processo da alimentare quotidianamente.

Di questo argomento ho conversato con tre amiche e voci illustri del panorama politico ed economico-imprenditoriale, alle quali ho potuto rivolgere domande per conoscere le loro opinioni ed esperienze in merito.

 

 

 

Cara Luciana, il lavoro e la vita sono due aspetti fortemente connessi sebbene possano apparire distanti e talvolta antitetici. Il lavoro è parte integrante della vita ed è, tra le altre cose, lo strumento che ci consente di condurla nel modo in cui scegliamo di viverla. Prima dei ruoli professionali ci sono le persone che portano valore in azienda.
L’ambizione, la perseveranza, la determinazione e il rispetto del prossimo, sono tutti valori indispensabili per la vita dell’essere umano e necessari anche sul lavoro per crescere e ambire a ruoli importanti. Ma a questi, ancora nel 2021, ci arrivano con più facilità gli uomini. Quanto credi che incidano le nostre attitudini sul raggiungimento degli obiettivi, rispetto a quanto incidono invece le dinamiche della società?

 

Risponde Luciana Lamorgese, Ministro degli Interni 

 

Quando parliamo della condizione lavorativa delle donne e della loro possibilità di ricoprire posizioni di vertice accendiamo i riflettori su una storia secolare e travagliata che, partendo da una condizione di totale esclusione delle stesse dal godimento dei diritti civili, economici, politici e sociali, giunge alle solenni proclamazioni dei diritti ed all’odierno impegno contro le discriminazioni di genere in ogni contesto, familiare, sociale-relazionale, lavorativo. Un percorso attraverso il quale le donne, lentamente ma con la caparbia che le contraddistingue, hanno conquistato l’accesso a tutti i lavori ed alle cariche pubbliche. Permane tuttavia ancora un’oggettiva difficoltà da parte delle donne, specialmente quelle che puntano a posizioni di vertice, ad essere percepite come “affidabili” per ruoli importanti e “capaci” di coniugare le responsabilità della vita lavorativa e di quella privata, soprattutto in presenza di figli. Eppure, in una società più inclusiva e attenta alle diversità come quella attuale, le donne portano un autentico valore aggiunto al tradizionale modello di comando.
Ciascuna mette in campo, oltre alle proprie competenze e alla propria esperienza, un approccio pragmatico e concreto rispetto ai problemi, in aggiunta ad alcuni tratti che potremmo definire tipicamente femminili, quali una particolare capacità organizzativa, una attenzione ai rapporti nei gruppi di lavoro, una naturale disposizione alla comunicazione.

Tutte doti, tra l’altro, adatte per innescare il cambiamento e l’innovazione che il nostro tempo richiede.
È quindi evidente che, ancora nel 2021, occorrono strategie che valorizzino le professionalità femminili perché, sebbene le donne siano state capaci di cogliere le opportunità, proponendosi sempre più frequentemente in posizioni di maggiore e diretta responsabilità, per lungo tempo i ruoli di vertice, anche per la persistenza di culture organizzative tradizionali difficili da sradicare, sono stati, di fatto, riservati agli uomini.
Sui luoghi di lavoro in particolare è necessaria un’organizzazione strutturata su modalità che favoriscano la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nella consapevolezza che le differenze sono un valore e uno strumento per accrescere la competitività, e punti sulle competenze dei propri dipendenti, prescindendo dall’appartenenza di genere.
L’efficienza di un’amministrazione o di un’azienda passa, infatti, anche attraverso la motivazione, la soddisfazione e la qualità della vita individuale, familiare e sociale di chi vi è impiegato. Elementi questi che contribuiscono anche ad assicurare maggiore produttività e, conseguentemente, apportano un decisivo contributo a tutta la collettività in termini di sviluppo economico e sociale.
A tal fine ritengo necessarie politiche di gestione e azioni positive che favoriscano la costruzione di un contesto culturale idoneo a cambiare la cultura organizzativa, a superare gli stereotipi di genere e a far sì che si adottino comportamenti aderenti ad un principio di uguaglianza “sostanziale” tra uomini e donne.

 

 

Cara Diana, nel 2020 Triumph Group ha avviato il processo per la partecipazione al bando, poi vinto, relativo all’organizzazione degli eventi nel Padiglione Italiano dell’Expo Dubai 2020. Una delegazione del Gruppo, costituita da donne, si trasferirà negli Emirati Arabi dove il ruolo della donna è diverso da quello che tipicamente riveste nella società occidentale.
Dal suo punto di vista privilegiato di Special Ambassador for Women Empowerment pensa sia possibile per le donne del nostro team a Dubai valorizzare il ruolo femminile svolgendo il proprio lavoro?

 

Risponde Diana Bracco, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Bracco

 

Anzitutto complimenti per il successo della vostra società. Certamente anche all’Expo 2020 di Dubai, come nelle precedenti occasioni, farete un ottimo lavoro. Gli organizzatori di questa Esposizione Universale hanno deciso di dedicare alle donne un Padiglione ad hoc.

Si tratta di una scelta importante che fa onore a Expo Dubai, e che fa seguito alla storica decisione presa dall’Assemblea del BIE nel novembre 2015. Insieme a Emma Bonino, riuscimmo infatti a far votare all’unanimità una mozione che impegnava tutti i Paesi a replicare nelle future edizioni dell’Esposizione Universale un programma Women for Expo. Esattamente come facemmo a Milano, dove per la prima volta creammo dentro Padiglione Italia uno spazio dedicato al Women Empowerment. D’altronde in base alle proiezioni più autorevoli risulta che il maggiore impulso alla crescita globale nel prossimo futuro verrà proprio dal lavoro femminile. Si è tra l’altro visto che quando alla guida ci sono delle donne, le imprese diventano più sostenibili, guadagnano di più e hanno una visione orientata al lungo periodo e alle future generazioni, non nell’interesse immediato ma per l’interesse di chi verrà. Personalmente sono convinta che ogni nazione e ogni impresa debbano avvalersi appieno dello straordinario contributo delle donne. Sul potenziale delle donne tutti devono investire, impegnandosi nella lotta contro ogni tipo di condizionamento e di discriminazione.

 

 

Cara Maria Bianca, ci sono molti luoghi comuni sull’identità di genere e non è insolito che si parli di “donne manager”, come se rivestire questo ruolo fosse una conquista o come se si dovesse parlare delle donne manager solo per il fatto che siano donne.
Che ruolo pensa possano svolgere nella nostra cultura la formazione e l’innovazione nel superamento dei pregiudizi?

 

Risponde Maria Bianca Farina, Presidente Poste Italiane & Ania e Fondazione Ania

 

Ogni giorno ci impegniamo affinché si avvicini il momento in cui le donne in posizioni di comando non facciano più notizia per il loro essere donne ma soltanto per i risultati concreti che ottengono.
Solo allora ci sarà equilibrio in ambito professionale e reale parità di genere, a livello culturale e sociale.

Ogni cambiamento comincia dalla scuola. Ancora oggi, per stereotipi e pregiudizi, anche inconsci, le giovani donne sono meno orientate verso le materie tecnico-scientifiche: settori nei quali c’è grande richiesta di risorse ma scarsa presenza femminile. Ed è la scuola che può indirizzare ed incoraggiare le studentesse ad intraprendere percorsi di studio – e poi di carriera – in queste materie. Con un numero maggiore di donne competenti anche in ambiti tradizionalmente “maschili”, l’accesso al mondo del lavoro e poi la crescita professionale sarà più semplice, superando anche le resistenze culturali interne delle organizzazioni.
Le donne, però, devono poter scegliere di fare carriera e avere, allo stesso tempo, una famiglia: la competizione deve essere equa. Perché ciò sia possibile, bisogna considerare la genitorialità e, più in generale, le esigenze familiari, una responsabilità condivisa e non prevalentemente – o esclusivamente – delle donne. E l’innovazione supporta l’evoluzione della società in questa direzione. Gli strumenti digitali permettono di restare connessi e operativi in ambito lavorativo e garantire maggiore presenza e supporto alla famiglia. Le modalità di lavoro “smart”, se integrate strutturalmente nella dinamica organizzativa delle aziende, permetteranno di conciliare le diverse esigenze di vita personale e lavorativa, consentendo alle donne di non sentirsi obbligate a rinunciare ad una delle due.